CONVENZIONE TRAPANESE DEI GIOVANI…

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 CONVENZIONE TRAPANESE DEI GIOVANI

SULL’AVVENIRE DELL’EUROPA

In collaborazione fra l’Amministrazione del Comune di Trapani e la Casa d’Europa “Altiero Spinelli”

Trapani, 29 novembre 2003

DOCUMENTO FINALE

INTRODUZIONE

Tutti dobbiamo preoccuparci del futuro, perché è là che dobbiamo passare il resto della nostra vita.”

Charles F. Kettering

 

Sta ai giovani, che hanno beneficiato dei cinquant’anni di pace assicurati dall’opera dei fondatori dell’Europa unita, portarne a compimento la visione.”

Dal messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi agli italiani 31/12/2002

Noi giovani trapanesi, riuniti nella Convenzione Trapanese dei Giovani sull’Avvenire dell’Europa (Trapani, 29 Novembre 2003), espressione delle diverse associazioni giovanili, degli istituti scolastici presenti nel territorio e di selezioni effettuate a livello locale mediante autocandidature:

– visti i testi definitivi della Convenzione Siciliana dei Giovani;

– avendone accolto l’invito ad organizzare manifestazioni simili in realtà  locali;

– riaffermando la nostra adesione all’idea di una Federazione Europea come progetto politico di pace e democrazia per la nostra e per le future generazioni e come modello di integrazione per il resto del mondo.

Consegniamo a coloro che ci rappresentano all’interno della Conferenza Intergovernativa inaugurata a Roma il 4 Ottobre 2003, le nostre riflessioni sul futuro dell’Europa che sempre più ci appartiene.

GRUPPO DI LAVORO I

I Giovani e l’Europa

Partecipazione, politiche, strumenti

L’Europa del futuro “consapevole del suo patrimonio spirituale e morale” (Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Preambolo) deve essere uno spazio di libertà, democrazia, solidarietà e pace tra i popoli e, per noi giovani, sempre più uno spazio di opportunità, crescita e confronto, agevolando l’interscambio tra realtà associative giovanili dei membri dell’Unione al fine di favorire arricchimento e scambio culturale, basi del confronto.

I giovani chiedono un’Unione forte, che sostenga le democrazie nascenti nelle regioni del mondo, divenendo essa stessa baluardo dei valori di libertà, democrazia e sviluppo sostenibile nell’era della globalizzazione, contro lo spettro della criminalità e del terrorismo internazionale. Un’Unione che si impegni a perseguire scelte che tutelino il futuro delle nuove generazioni, valorizzando in ogni angolo del pianeta il potenziale enorme, in termini di formazione e volontà di cambiamento, delle ultime generazioni e di quelle future, prestando particolare attenzione alle aree meno sviluppate. Un’Europa che riconosca il suo pluralismo e che faccia dell’incontro tra le diverse identità nazionali, culture, tradizioni costituzionali, storie, lingue dei suoi popoli e della loro valorizzazione la sua fonte di ricchezza e la matrice dell’identità europea.

Spetta a noi giovani manifestare l’esigenza che al processo di integrazione politica in corso e alla definizione dei nuovi equilibri istituzionali, si accompagni un processo di integrazione europea delle coscienze, perché il progetto di riforma non rimanga una formula vuota.

Non è sufficiente riconoscere all’art 5 della bozza di trattato costituzionale una doppia cittadinanza dell’Unione, nazionale ed europea, collegando a tale status una serie di diritti e doveri, perché si realizzi automaticamente la presa di coscienza del nostro essere, ad un tempo, italiani ed europei. A tale previsione devono accompagnarsi azioni di promozione di identità europea e cittadinanza attiva. La Carta dei diritti fondamentali è uno strumento essenziale per la costruzione degli europei, accogliamo con favore la proposta della Convenzione di renderla giuridicamente vincolante e di includerla nella nuova Carta Costituzionale europea.

Nasce l’esigenza di predisporre azioni trasversali e concrete per le persone e, in particolar modo per i giovani, di fornire gli strumenti che permettano a tutti di comprendere quale spazio di crescita e opportunità sia l’Europa che si sta costruendo.

E a ciò si unisce l’esigenza di una maggiore considerazione della gioventù nelle politiche che la riguardano da vicino e l’ottimizzazione delle azioni comunitarie esistenti nei campi dell’istruzione, società dell’informazione, cultura, sport, occupazione, integrazione sociale, formazione professionale.

Si auspica la realizzazione di un metodo educativo/formativo unico, accettato da tutti i paesi membri dell’Unione, al fine di garantire un sistema di pari opportunità a tutti i livelli d’istruzione, pur tenendo conto delle esigenze formative che si incrementano naturalmente con l’aumentare delle offerte di un contesto europeo sempre più ampio. Tale modello darebbe, comunque, l’opportunità ai paesi membri di preservare la propria identità culturale (in termini di istruzione e formazione professionale) in un contesto allargato come quello europeo. Il progetto è realizzabile attraverso corsi d’aggiornamento che creerebbero le figure di “docenti europei”, figure chiave necessarie ad instradare gli studenti nelle dinamiche europee, migliorando e incrementando fortemente (con borse di studio, scambi giovanili interculturali, progettazioni varie e mirate) le opportunità offerte dall’UE. Il modello unico garantirebbe: una formazione di base ugualitaria e paritetica; un valore unico ai titoli di studio che spianerebbe la strada alle scelte professionali e alla mobilità all’interno dell’Unione; la possibilità di operare nel campo prescelto senza incorrere in disparità a livello formativo, economico, ecc.; un importante occasione per entrare in contatto con le diverse realtà lavorative europee tramite stage e tirocini. In tal modo i giovani di tutta Europa, accomunati dalla stessa formazione didattica, dovrebbero sentirsi fabbri del proprio futuro, futuro che si chiama Europa.

Le azioni comunitarie nel campo della cultura, dell’istruzione, dell’informazione, della politica sociale, nel rispetto delle competenze nazionali, regionali e locali secondo il principio di sussidiarietà, svolgono un ruolo fondamentale, come fattori di formazione del senso di cittadinanza europea, dell’opinione pubblica europea, innovazione ed empowerment, ossia innalzamento del capitale di competenze professionali.

Si chiede che l’UE istruisca i suoi cittadini sulle tematiche europee usando le vie mass mediologiche; tale sistema permetterebbe di combattere in modo massiccio “l’euroscetticismo” informando la popolazione sui principi costitutivi e le proposte future di un’Unione Europea che tende alla Federazione degli Stati europei. Inoltre, sarebbe auspicabile che nelle scuole venissero attivati corsi di formazione europea che riguardino tematiche quali: cultura, cittadinanza e storia del processo di integrazione europea e del funzionamento delle istituzioni comunitarie, lasciando alle autorità competenti le modalità di inserimento di tale misura nei programmi didattici.

Inoltre, si propone che l’Unione Europea si impegni a utilizzare in tutti i suoi documenti, uffi-ciali e non, un linguaggio diretto e chiaro favorendo la diffusione di essi attraverso mezzi di comunicazione creativi ed innovativi.

Dopo la formazione di un mercato unico e una moneta comune, si devono porre le condizioni per la nascita di un mercato europeo del lavoro al fine di garantire ai cittadini d’Europa le stesse possibilità lavorative, promuovendo così la libera circolazione delle persone nell’UE.

GRUPPO DI LAVORO II

Il futuro dell’Unione

Riforme, istituzioni, politiche

Malgrado il mancato superamento dell’esclusiva dimensione economica dell’Unione, noi giovani trapanesi riteniamo di primaria importanza la creazione di un soggetto politico, nuovo, capace di agire e affermarsi a livello internazionale.

L’Europa è, infatti, la dimensione naturale per affrontare molti problemi comuni.

Tuttavia un’Europa divisa, governata da interessi nazionali, spesso divergenti, non riuscirà ad assicurare la pace, la sicurezza, la solidarietà sociale e lo sviluppo sostenibile dentro e fuori i suoi confini. L’Europa può rappresentare un soggetto unico, forte e rilevante nel panorama mondiale, in grado di proporre eventuali strade alternative per la risoluzione dei numerosi problemi diffusi su scala globale. Gli stati europei possono fare realmente qualcosa solo se uniti in questo nuovo soggetto capace di parlare al mondo con una sola voce. Molti passi sono stati compiuti in questa direzione, si pensi ad esempio alla moneta unica europea, ma molti sono ancora da fare, specie in campo di politica estera, di difesa e di sicurezza sociale.

Fin tanto che il veto di uno solo dei paesi dell’Unione potrà fermare il lavoro degli altri ventiquattro l’Europa non potrà realmente esprimere tutto il suo potenziale politico, economico e diplomatico a livello internazionale ma resterà sempre imbrigliata e incapace di prendere rapidamente una posizione sicura e coesa. Solo un’Europa sottratta al diritto di veto può assicurare ai suoi cittadini diritti di ultima generazione.

Noi giovani riteniamo che un’Europa unita nelle diversità è possibile; l’Unione del futuro, fondata sul principio federalista e pertanto incentrata sulla sussidiarietà sia orizzontale sia verticale. All’UE dovranno competere le decisioni che non possono essere realizzate altrettanto efficacemente a livello nazionale o regionale, tra queste la politica monetaria, la sicurezza e le politiche ambientali, auspicando a tal proposito che si doti l’UE di adeguate risorse proprie.

L’Unione, inoltre, ha bisogno di un sistema decisionale democratico, trasparente e responsabile davanti ai cittadini, fondato sul principio della separazione e bilanciamento dei poteri e su quello della doppia legittimità: comunitaria e nazionale.

Il quadro istituzionale proposto dall’attuale progetto di costituzione comprende, principalmente, il Parlamento europeo, il Consiglio dei Ministri e la Commissione europea.

Il Parlamento europeo, unico organo eletto democraticamente a suffragio diretto, in quanto rappresentanza dei cittadini dell’Unione, dovrebbe operare come organo legislatore con capacità di iniziativa legislativa e di controllo politico nei confronti della Commissione.

Le materie sulle quali il Parlamento vota e legifera dovrebbero essere tutte quelle di competenza Europea, per le quali il livello nazionale o regionale non riesce più a imporre la propria sovranità, inclusa l’adozione del bilancio.

Il Parlamento ha inoltre potere di approvare e sfiduciare, con il suo voto, la composizione della Commissione, gravandosi di scegliere chi poi rappresenterà l’Europa nel complesso mondiale.

In materia si chiede che i partiti europei indichino agli elettori, prima delle elezioni europee del 2004, chi sarà il loro candidato a presiedere la Commissione europea. In tal modo il programma elettorale sarà abbinato alla formazione di un governo europeo per una maggiore trasparenza tra le scelte dei cittadini e la realizzazione delle politiche europee.

Il Consiglio dei Ministri è l’istituzione dell’Unione che rappresenta gli stati membri. Composto da un rappresentante nominato da ciascuno stato, il Consiglio esercita, congiuntamente al Parlamento, la funzione legislativa e di bilancio. Il Consiglio, pertanto, dovrebbe rappresentare un’autentica seconda camera legislativa; tutte le decisioni potranno così essere adottate da una doppia maggioranza di Stati e di cittadini. Il diritto di veto, che nega al contempo la democrazia e l’efficienza, dovrebbe scomparire dal sistema decisionale dell’UE lasciando il posto ad un più democratico sistema a maggioranza che permetta quindi un’accelerazione nel cammino verso l’unione politica.

La Commissione è l’istituzione che rappresenta l’interesse generale europeo di tutti gli Stati membri dell’Unione. Essa, secondo il progetto di Costituzione europea dovrà essere composta da un presidente e da altri 13 commissari nominati dal Consiglio e soggetti collettivamente ad un voto di approvazione da parte del Parlamento europeo. La Commissione, avendo compito di assicurare la programmazione e l’attuazione delle politiche comuni, di aver cura dell’esecuzione del bilancio e di gestire i programmi comunitari, si presta a diventare un vero governo europeo che risponda pienamente di fronte al Parlamento e al Consiglio, ciascuno avente diritto di censura sull’operato della Commissione.

I cittadini dovrebbero eleggere il loro presidente, rappresentante unico dell’Unione nei confronti degli altri stati mondiali.

La Commissione con al suo interno, in qualità di vice presidente (come proposto dal progetto di Costituzione), la nuova figura del ministro degli esteri dell’Unione, potrà così rappresentare l’Europa con una sola voce, realmente rappresentativa dei propri cittadini.

Infine, si nota con favore l’innovazione introdotta, all’art. 46, dal progetto di Costituzione europea che prevede la possibilità di iniziativa legislativa popolare avallata da almeno 1.000.000 di cittadini europei.

GRUPPO DI LAVORO III

L’Europa nel mondo

Pace, responsabilità, diritti

I recenti mutamenti dello scenario internazionale hanno posto in primo piano l’esigenza di ridefinire e rafforzare il ruolo dell’Unione Europea nell’ambito della Comunità Internazionale. L’Europa è, dunque, chiamata a svolgere un ruolo centrale in materia di prevenzione di conflitti e di gestione delle crisi alla luce dell’emergenza globale del terrorismo e della sempre più pressante questione dell’immigrazione clandestina, di fronte alle sfide della globalizzazione e della crescente interdipendenza fra gli Stati. E’ fondamentale che l’Unione Europea dichiari espressamente il rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e s’impegni a risolverle con mezzi pacifici appoggiando, quindi, l’intervento armato con scopo umanitario e come strumento di equilibrio dei rapporti internazionali.

L’azione dell’Unione in ambito internazionale deve dunque fondarsi sui valori etici, culturali e religiosi che hanno ispirato la sua creazione, il suo sviluppo e il suo allargamento nell’ottica di una futura organizzazione federale della Comunità Internazionale che miri alla visione dell’uomo come cittadino del mondo.

L’Unione deve raggiungere i seguenti obiettivi prioritari.

La politica estera europea

Si afferma in maniera preponderante la necessità di controbilanciare lo squilibrio presente nel sistema internazionale. Occorre istituire un sistema di “check and balances” per il riallineamento dei ruoli e dei poteri in seno alla Comunità Internazionale. L’Europa può e deve assumersi tale responsabilità, sviluppando una credibile politica estera e di difesa producendo un’opera di mediazione volta a sanare i conflitti che lacerano il mondo.

L’UE deve concorrere alla stabilità esterna così come è stata capace di costruire quella interna nel corso degli ultimi cinquant’anni. L’Europa deve impegnarsi a risolvere le controversie internazionali per via diplomatica e appoggiare, quindi, l’intervento armato con scopo umanitario e come strumento di equilibrio dei rapporti internazionali.

La politica estera deve quindi diventare materia di competenza dell’Unione europea. Allo scopo di assicurare una maggiore coerenza ed efficacia all’azione collettiva europea è indispensabile che l’UE si esprima in materia di affari esteri con una sola voce dotandosi di un vero e proprio corpo diplomatico europeo. Nello stesso campo è, altresì, essenziale introdurre una semplificazione delle procedure decisionali. In questo senso deve prevedersi un’estensione del voto a maggioranza qualificata.

La difesa europea

L’Europa deve perseguire la pace e la sicurezza attraverso una più efficace politica di preven­zione dei conflitti e di gestione delle crisi internazionali. In tal senso si auspica la costituzione di un esercito europeo e di un servizio civile europeo – alternativo a quello nazionale – che permetta di rafforzare la cittadinanza europea e di portare nelle aree di crisi una testimonianza concreta dei valori di pace, libertà, solidarietà e giustizia sui quali si fonda la Costituzione europea. In merito, non si ritiene sufficiente la proposta avanzata dalla Convenzione di istituire dei Corpi Volontari di Aiuto Umanitario. Infine, per garantire l’indipendenza e l’autonomia della politica estera dell’Unione Europea, si ritiene necessario riconsiderare i rapporti con l’Alleanza Atlantica e con il resto del mondo.

Un nuovo bilancio per la politica estera e difesa europea

Il bilancio della Politica Estera e di Difesa Comune (PESC/PESD) va inoltre innalzato in base alle stesse ambizioni dell’Unione, privilegiando le politiche di cooperazione e di sviluppo. E’ necessario che i Paesi membri concorrano in misura sostanziale ad un adeguamento dello sforzo economico-finanziario comune dotando l’Europa di adeguate risorse proprie. Attualmente, il bilancio PESC ammonta in media a circa 30-40 milioni di euro l’anno (meno dell’1% del bilancio complessivo) e risulta regolarmente insufficiente a finanziare ed attuare le decisioni di politica estera.

L’Unione Europea e le Nazioni Unite

E’ necessario, dunque, che l’Unione europea esprima la propria posizione in seno alle grandi sedi multilaterali, soprattutto nell’ambito delle Nazioni Unite e delle Istituzioni finanziarie internazionali, attraverso un rappresentante unico, nonché si adoperi per un’unica rappresentanza diplomatica (negli Stati extra-comunitari) mediante la figura del “diplomatico europeo L’Ue deve farsi promotrice di una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in senso maggiormente democratico che preveda l’abolizione del diritto di veto dei membri permanenti e l’introduzione di un sistema decisionale a maggioranza qualificata.

L’Unione Europea e l’immigrazione

Tra le priorità dell’Unione europea sul piano internazionale vanno comprese il controllo e la gestione a livello nazionale – alla luce dei protocolli comunitari – dei flussi migratori, con l’istituzione di negoziati bilaterali tra l’Unione e i Paesi di origine di tali flussi, atti a realizzare le politiche migratorie finalizzate ad una reale integrazione sostenibile dei migranti. E’ necessario che siano riconosciuti e tutelati i cosiddetti diritti essenziali anche ai non cittadini. In questa direzione è indispensabile che venga riconosciuto il diritto d’asilo europeo nonché la partecipazione consultiva ai residenti benché non cittadini, prevedendo a tal fine l’istituzione di un apposito commissario.

Le politiche di sviluppo verso Paesi terzi

Occorre dunque un impegno più concreto nel promuovere la giustizia sociale e la solidarietà universale fra i popoli e la tutela dell’ambiente. In questo quadro, l’UE deve mettere in primo piano l’interazione con i Paesi in via di sviluppo, promovendo progetti di cooperazione allo sviluppo, modificando la politica commerciale europea in modo più equo, evitando, dunque, pratiche protezionistiche a scapito dei paesi in via di sviluppo.

La tutela dell’ambiente

Si auspica che la salvaguardia dell’ambiente, inteso quale spazio comune, debba divenire una priorità fondamentale della politica interna ed estera dell’Unione Europea, creando anche una task force operativa capace di fronteggiare rapidamente eccezionali disastri ambientali riducendone l’impatto sul nostro ecosistema. Sarebbe inoltre necessario attuare le disposizioni del protocollo di Kyoto, in modo da tutelare l’ambiente mediante il diritto penale, implementando gli accordi internazionali in materia di responsabilità ambientale. L’UE deve impegnarsi nella salvaguardia biologica dei prodotti alimentari, sostenendo il principio precauzionale in materia di organismi geneticamente modificati (Ogm). E’ altresì opportuno che l’UE ripudi le ricerche e pratiche tendenti alla clonazione di esseri viventi umani e animali, si impegni nello sviluppo delle energie rinnovabili per il raggiungimento dell’indipendenza dal petrolio e promuova l’istituzione e la crescita di istituti di ricerca a livello nazionale e comunitario.

Inoltre, nell’ambito della revisione della politica agricola comune (PAC) in modo equo e non discriminante nei confronti dei paesi extracomunitari (necessaria premessa alla creazione di opportunità di sviluppo concrete per tali paesi), è necessario individuare politiche di valorizzazione delle diverse culture agroalimentari e di tutela dei prodotti tipici. Occorre superare un’impostazione di eccessiva rigidità burocratica che rischi di omologare le specificità locali e nazionali, minando uno degli elementi fondanti delle tradizioni popolari. Inoltre è auspicabile la creazione di un ente europeo di difesa teso a trovare nuovi processi e tecnologie finalizzate alla salvaguardia ambientale.

CONCLUSIONI

Le proposte di questo documento sono il risultato di una discussione che ha coinvolto 63 giovani del trapanese di età compresa tra i 16 ed i 29 anni.

Riteniamo che il dibattito debba estendersi a tutti i livelli della società civile e che debba continuare in seno alle associazioni giovanili e dentro le scuole per diffondere capillarmente le tematiche europee che sempre più interessano da vicino le nostre vite, per contrastare la diffusa disinformazione a riguardo ed in vista delle prossime elezioni europee.

Auspichiamo che questo nostro contributo, insieme agli altri elaborati a livello europeo, nazionale, regionale e locale, venga preso adeguatamente in considerazione dai nostri rappresentanti nella Conferenza Intergovernativa in quanto consideriamo, il contributo delle nuove generazioni, essenziale nel dibattito sul futuro dell’Europa in quanto saranno esse protagoniste del domani.

Alle istituzioni europee e al Governo italiano, presidenza di turno dell’Unione, chiediamo scelte coraggiose oggi, affinché si possa realizzare quell’Europa unita in cui le nuove generazioni vivranno domani.

 

IL CONSULENTE PER L’EUROPA FEDERALE        IL PRESIDENTE DELLA CONVENZIONE

               Giuseppe Giunta                                          Benedetto Tagliavia