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Il Pensiero federalista – Anno XII n°3, Ottobre 2013

Fare l’Europa
Maastricht, 1992. l’Europa dei diritti e dei cittadini*

Elio Scaglione

Il tema che mi è stato proposto di svolgere – l’Europa dei diritti e dei cittadini – sembra a prima vista circoscrivere attraverso un’ottica alquanto specifica un importante aspetto di quella complessa realtà storico-politica che sogliamo definire riassuntivamente col termine di Europa; nel senso che induce a individuare un ambito europeo non solo genericamente geografico, ma uno spazio comune in cui si sia realizzata, o si venga realizzando, una convivenza ordinata di pace e di prosperità condivise – che è un obiettivo politico – e quindi il luogo ideale in cui la complessità viene ridotta entro un orizzonte concettuale politico più che specifico, proprio attraverso la caratterizzazione suggerita dai termini adoperati: un’Europa concepita e realizzata per via di una duplice caratterizzazione di natura sostanzialmente giuridica (l’Europa, appunto, dei diritti), ma anche socio-antropologica (l’Europa dei cittadini) strettamente interrelate l’un l’altra.

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Il Pensiero federalista – Anno XII n°2 – Aprile 2013

Italia 1861-2011
Istituzioni e società in Italia dalla Resistenza al progetto d’unità europea*
Rodolfo Gargano
1. Premessa. Il federalismo nella Resistenza e il problema dell’unità europea

Il convincimento che la vera alternativa al fascismo fosse la costruzione della federazione europea, e la sua distruzione la necessaria premessa, si sparse abbastanza rapidamente negli ambienti antifascisti, e particolarmente in Filippo Turati, e nel gruppo di “Giustizia e Libertà”, anche se fu soprattutto Carlo Rosselli che arrivò a coniugare il federalismo con l’aspirazione all’unità europea, secondo una scelta che sarebbe stata alla base dell’elaborazione teorico-pratica del federalismo europeo di Altiero Spinelli al confino di Ventotene.
In realtà, anche nella Resistenza non furono in molti né coloro che compresero la necessità di collegare il problema della rinascita della democrazia in Italia con quello del riassetto politico dell’Europa, né coloro che intuirono che la questione del decentramento delle istituzioni dello Stato o del federalismo infranazionale andava necessariamente ripensata alla stregua più in generale del rapporto fra gli Stati e nell’ambito internazionale. Turati, e con lui parecchi dei socialisti attorno a “Critica sociale”, vanno compresi certamente tra i primi, ma non si può tralasciare fra i socialisti Andrea Caffi, che pure elaborò posizioni estremamente coraggiose ed originali sul tema dello stato nazionale,

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